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Scheda A: Atmosfera
Scheda B: Acque
Scheda C: Suolo e sottosuolo
Scheda D: Vegetazione, flora, fauna, ed ecosistemi
Scheda E: Patrimonio cultura e paesaggio
Scheda F: Uomo e sue condizioni vita
Scheda G: Fattori di interferenza


Scheda A Atmosfera

A.1 - ARIA

L'aria costituisce l'involucro gassoso che circonda la terra e che permette la respirazione e gli scambi vitali negli organismi.

In particolare determina alcune condizioni necessarie al mantenimento della vita, quali la fornitura dei gas necessari alla respirazione (o direttamente o attraverso scambi con gli ambienti idrici), il tamponamento verso valori estremi di temperatura, la protezione (attraverso uno strato di ozono) dalle radiazioni ultraviolette provenienti dall'esterno.

Ne consegue che il suo inquinamento può comportare effetti fortemente indesiderati sulla salute umana e sulla vita nella biosfera in generale.

L'aria è in stretto rapporto, attraverso scambi di materia ed energia, con le altre componenti dell'ambiente.

Variazioni nella componente atmosferica possono essere la premessa per variazioni in altre componenti ambientali.

Ai fini delle valutazioni di impatto ambientale, è necessario distinguere tra le "emissioni" in atmosfera di aria contaminata da parte delle opere in progetto e l'aria al livello del suolo, dove avvengono gli scambi con le altre componenti ambientali (popolazione umana, vegetazione, fauna). Si utilizza il termine "immissione" per indicare l'apporto di aria inquinata in un dato sito proveniente da specifiche fonti di emissione.

Caratterizzazione della componente

La caratterizzazione ideale della componente "aria" riguarderà:

Le emissioni possono comprendere molteplici sostanze inquinanti, non tutte sempre identificabili attraverso le normali procedure analitiche.

In generale le emissioni comprendono gas inquinanti, fumi, polveri, odori.

I gruppi di parametri di più frequente considerazione negli studi di impatto sono:

La selezione ed il livello di approfondimento per tali parametri dipende dalla natura dell'intervento previsto.

L'analisi delle altre fonti inquinanti deve essere accompagnata da una specifica cartografia.

La caratterizzazione della qualità dell'aria a livello del suolo deve essere riferita ai parametri che maggiormente possono provocare problemi alla salute della popolazione e, in determinati casi, allo stato di conservazione della vegetazione.

I dati devono essere sufficientemente rappresentativi. Ad esempio, è auspicabile disporre di informazioni sulle variazioni delle concentrazioni degli inquinanti nello spazio e in diversi periodi del giorno e dell'anno.

La caratterizzazione dello stato fisico dell'atmosfera richiede, in questo contesto, anche la definizione dei parametri relativi al regime anemometrico (dati sui venti regnanti e venti dominanti, con frequenze e giorni di vento) e meteoclimatico in generale. Importanti al riguardo la definizione delle condizioni di stabilità atmosferica, nonché delle situazioni di inversione termica e dei giorni di nebbia.

La valutazione del livello di qualità dell'aria farà in primo luogo riferimento ai valori limite ed ai valori guida indicati dalle esistenti normative nazionali: DPR n.203/88, DPCM 28.3.83, DPR n.322/71. Per i parametri non considerati in tale contesto si potrà far riferimento a limiti consigliati da organismi internazionali, ad esempio dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità.

A.2 - CLIMA

Il clima può essere definito come l'effetto congiunto di fenomeni meteorologici che determinano lo stato medio del tempo in un dato luogo o in una data regione.

Il clima è innanzitutto legato alla posizione geografica di un'area (latitudine, distanza dal mare, ecc.) ed alla sua altitudine rispetto al livello del mare.

Anche le caratteristiche orografiche, come la posizione all'interno di catene montuose o la vicinanza di ghiacciai o nevi perenni, la presenza di vallate incise o di vasti altipiani, così come la presenza di bacini montani o di bacini lacustri, determinano particolari condizioni climatiche, e la loro costanza o variabilità durante le diverse stagioni.

I fattori meteorologici che influenzano direttamente il clima sono innanzitutto la temperatura e l'umidità dell'aria, la nuvolosità e la radiazione solare, le precipitazioni, la pressione atmosferica e le sue variazioni, il regime dei venti regnanti e dominanti.

In ambito locale si possono avere caratteristiche microclimatiche particolari, che differenziano nettamente una località o un'area rispetto ad altre vicine aventi le stesse caratteristiche climatiche. Questo fenomeno può essere legato a caratteristiche topografiche e geomorfologiche, a singolari condizioni geostrutturali, a fattori di carattere vegetazionale e idrologico nonché alla presenza di manufatti, con la modifica dei processi locali di evapotraspirazione e condensazione al suolo.

Anche le condizioni locali di inquinamento atmosferico possono modificare in qualche caso il microclima.

Ai fini degli studi di impatto il clima interessa in quanto fattore di modificazione dell'inquinamento atmosferico, ed in quanto bersaglio esso stesso di possibili impatti.

Non vanno peraltro tralasciati i contributi, ancorché singolarmente modesti, provocati dagli interventi in termini di emissioni di gas (in primo luogo di anidride carbonica e cloro-fluoro carburi), suscettibili di provocare alterazioni climatiche globali.

Caratterizzazione della componente

Un primo livello di caratterizzazione del clima di una data località è l'attribuzione di appartenenza ad una delle classi in cui è differenziato il clima italiano.

I parametri utilizzati per la definizione del clima di una data località sono tipicamente le temperature medie, annue e mensili, e le precipitazioni medie, sempre annue e mensili. Importanti rappresentazioni sintetiche di tali informazioni sono i diagrammi ombrotermici.

E' opportuno allegare allo studio di impatto stralci cartografici (a piccola scala) delle isoiete e delle isoterme del territorio interessato.

Elementi di una certa importanza, in particolari condizioni, possono essere il regime dei venti regnanti e dominanti, i valori della radiazione solare, la media trentennale dei giorni di pioggia e dei giorni di sole (annuali).

In casi di interventi per cui sono ipotizzabili significativi impatti negativi sul microclima in aree ad alta sensibilità ambientale (ad esempio valli alpine e appenniniche) prive di dati climatologici, occorrerà impiantare apposite stazioni meteorologiche in modo da avere una serie di dati almeno annuale.

La qualità o la criticità di un'area dal punto di vista climatico sarà data tipicamente dal rapporto tra temperatura ed umidità. Esistono a questo riguardo indici di qualità climatica che possono essere utilizzati come riferimento.


Scheda B Acque

B.1 - ACQUE SUPERFICIALI

L'acqua di precipitazione che arriva al suolo in un determinato bacino idrografico in parte scorre in superficie e si raccoglie negli alvei che, attraverso il reticolo idrografico minore e maggiore, la riportano in mare.

All'acqua di pioggia si aggiunge anche quella che emerge attraverso le sorgenti che sgorgano nell'ambito del bacino idrografico.

Le acque superficiali rappresentano una risorsa primaria del territorio, nascono in genere purissime alla sorgente, presentano un variegato ventaglio di utilizzi (a scopo energetico, industriale, irriguo, idropotabile, ricreativo), alimentano le acque sotterranee ed in alcuni casi le drenano, costituiscono in adatte situazioni geomorfologiche i bacini lacustri ed intervengono a regolare ed a modificare il clima di un'area ed i microclimi locali; regolano in maniera essenziale gli ecosistemi ed in particolare la fauna e la microfauna subaerea e subacquea, e condizionano la flora e la vegetazione negli ambiti interessati dalla presenza del reticolo idrografico.

Tutto il reticolo idrografico risente delle modifiche e le alterazioni che subiscono le acque superficiali. Ad esempio, le disfunzioni che si creano a monte possono essere trasferite a valle con fenomeni di alluvionamento e di straripamento.

D'altra parte, nelle zone di pianura, modifiche alle strutture morfologiche dell'alveo possono incidere notevolmente sull'assetto idraulico e idrologico del corso d'acqua e provocare forti anomalie a monte e a valle dell'area interessata dal progetto.

Ai fini degli studi di impatto le acque superficiali interessano dunque come matrice di molteplici forme di vita, nonché risorsa potenzialmente pregiudicata.

Caratterizzazione della componente

Ai fini delle analisi e delle stime di previsione sono da tenere distinte le aree del bacino idrografico da quelle delle zone di pianura.

Il livello di caratterizzazione delle acque superficiali sarà funzione delle specificità del caso, in particolare della qualità e dei volumi degli scarichi previsti, nonché del livello di importanza (ambientale o di utilizzo) dei corpi idrici coinvolti.

L'analisi delle acque superficiali deve prevedere il riconoscimento preliminare dei corpi idrici superficiali direttamente o indirettamente interessati dagli effetti dell'intervento in progetto.

A tal fine sarà prodotta una cartografia tematica dell'idrografia superficiale (ad esempio in scala 1:25.000) in grado di collocare i siti di intervento rispetto alle direzioni di deflusso delle acque. Nelle zone di pianura ove esistono complessi reticoli irrigui, si indicheranno i corpi idrici ricettori del drenaggio delle acque nelle aree investite dall'intervento.

Laddove vi siano interferenze tra l'intervento in progetto e corpi idrici superficiali, lo studio della componente "acque superficiali" deve essere basata su un quadro di riferimento idrologico e idraulico oggi purtroppo generalmente lacunoso dal punto di vista informativo e documentario.

Si rende pertanto necessario un riferimento sia ai dati esistenti presso il Servizio Idrografico, sia a dati reperibili in progetti relativi ai corpi idrici interessati.

Le condizioni attuali del reticolo idrografico e del suo bacino imbrifero in un'area soggetta ad interventi di pianificazione debbono essere prioritariamente considerate per caratterizzare il carico inquinante già esistente e per modificare gli eventuali interventi che prefigurino un ulteriore impatto.

Si devono pertanto raccogliere i dati esistenti sulla qualità delle acque del territorio interessato, ed eventualmente eseguire nuovi rilevamenti qualora lo richieda la specificità dello studio di impatto.

Ove tale componente sia significativa per il caso in oggetto la caratterizzazione dei corpi idrici coinvolti comprenderà i seguenti aspetti:

La valutazione della qualità delle acque sarà funzione delle fruizioni attuali o previste. A tale riguardo, così come per la definizione degli usi potenziali, si farà riferimento, in prima istanza, ai valori indicati dal Piano di Risanamento delle Acque della Regione Lombardia per i diversi usi possibili.

Costituiranno riferimento anche i criteri di qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri della CEE messi in attuazione con DPR n. 515 del 3/7/82.

Valutazioni sugli aspetti idrologici ed idraulici faranno anche riferimento al Testo Unico sulle acque (RD 11.12.1933, n.1775) e al RD 14.8.1920, n.1285.

B.2 - ACQUE SOTTERRANEE

Per "acque sotterranee" si intendono quelle che si trovano a profondità variabili negli strati superficiali della litosfera e permeano litologie permeabili o fessurate (acquiferi).

Derivano dall'infiltrazione nel sottosuolo di acque precipitate con la pioggia, o da infiltrazioni di acque di corpi idrici superficiali.

L'analisi dei rapporti tra acque superficiali e sotterranee in un territorio idrograficamente unitario (ad esempio un bacino idrografico), permette di valutare le caratteristiche del bilancio idrico complessivo e le possibilità di utilizzo della risorsa idrica a scopi multipli.

Costituiscono risorsa importantissima per il territorio, soprattutto come fonte di acque potabili e utilizzabili per attività produttive (in primo luogo l'agricoltura).

Le acque sotterranee possono essere contaminate da specifici agenti; è questo un fondamentale punto di attenzione degli studi di impatto.

Caratterizzazione della componente

Per la caratterizzazione di tale componente, gli studi di impatto dei progetti con impatti potenzialmente significativi devono considerare la natura e la struttura degli strati litologici superficiali, ed in particolare la loro successione, la loro permeabilità, la loro profondità.

Si considerano le falde sotterranee, evidenziandone la profondità (con le relative escursioni), la direzione e velocità di scorrimento, i rapporti con le falde profonde.

Devono essere considerati anche i pozzi, in particolare quelli utilizzati a fini idropotabili.

Deve essere prodotta al riguardo una carta delle isofreatiche, con evidenziazione dei punti di approvvigionamento idrico.

Un aspetto dell'analisi delle acque sotterranee è quello della inevitabile incompletezza dei dati: quelli disponibili sono infatti in genere relativi a serie stratigrafiche di punti isolati, e devono essere estrapolati al territorio circostante. La variabilità delle situazioni può tuttavia essere molto accentuata.

Per questi motivi è necessario disporre della maggior quantità possibile di dati di base.

Vi è necessità, nelle fasi preliminari della VIA (possibilmente a livello di studio di fattibilità), di programmi ed indagini mirate.

Le caratteristiche generali del sistema devono essere definite principalmente per quanto riguarda:

Per quanto attiene la cartografia tematica finale, essa dovrà rappresentare sia lo stato di fatto, sia le previsioni di evoluzione del sistema nell'ipotesi di intervento. In pratica possono essere realizzate:


Scheda C Suolo e sottosuolo

C.1 - SUOLO

Il suolo, ovvero la parte superficiale della litosfera, è l'insieme dei corpi naturali esistenti sulla superficie terrestre, anche in luoghi modificati o creati dall'uomo con materiali terrosi, contenente materia vivente e capace di ospitare all'aria aperta un consorzio vegetale (definizione del Soil Survey Staff, 1990).

Esso costituisce un corpo naturale in continua evoluzione: deriva infatti dall'azione congiunta, nel tempo, dei fattori di formazione del suolo (clima, morfologia, litologia ed organismi viventi).

Il suolo è il frutto di processi chimici, fisici, biologici che alterano più o meno profondamente la natura originaria del materiale di partenza (roccia, sedimento e residui vegetali). L'azione congiunta di tali processi dà origine alla pedogenesi, il cui risultato visibile è la formazione di strati di suolo con caratteristiche diverse (orizzonti).

Accanto al concetto di "suolo" di grande importanza ed utilità è quello anglosassone di "land", a cui può essere collegato quello italiano di "terre", definibili come un'area specifica della superficie terrestre le cui caratteristiche comprendono tutti gli attributi, ragionevolmente stabili o ciclicamente prevedibili, della biosfera sopra e sotto l'area in esame.

Avendo introdotto il concetto di terre (land) è opportuno richiamare l'attenzione sul fatto che ogni interpretazione del suolo in vista di specifiche finalità, passa attraverso il concetto di "valutazione delle terre" (land evaluation).

Come ricordato dalla Carta Europea del Suolo (Consiglio d'Europa 1972), il suolo è uno dei beni più preziosi dell'umanità in quanto consente la vita dei vegetali, degli animali e dell'uomo, e nello stesso tempo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente.

E' in tal senso che costituisce una componente ambientale di interesse primario per gli studi di impatto.

I tipi di degradazione a cui il suolo può sottostare possono essere sistematicamente schematizzati come segue:

Caratterizzazione della componente

Lo strumento per eccellenza per la conoscenza dei suoli di una regione è la carta dei suoli, o carta pedologica.

La redazione di una carta dei suoli utile ai fini delle valutazioni dovrà basarsi preliminarmente sulle foto aeree e/o immagini da satellite, integrate da rilevamenti a terra e da analisi di laboratorio.

Dei suoli ubicati nelle stazioni tipiche e rappresentative, si dovranno conoscere le principali caratteristiche e qualità. Queste verranno descritte per livelli omogenei (orizzonti) di suolo.

Si ricorda che una caratteristica è una proprietà semplice facilmente misurabile mentre le qualità rappresentano una aggregazione funzionale di una o più caratteristiche di provenienza di un suolo fattore di più fattori. Naturalmente è a questo livello di aggregazione che risulta massimo l'effetto di un eventuale impatto.

Le principali caratteristiche che dovranno essere rilevate sono:

Tra le qualità, invece, quelle più importanti sono:

In base alla descrizione del profilo pedologico, eseguita attraverso la definizione delle caratteristiche degli orizzonti e delle qualità del suolo ed in base alla conoscenza di alcuni importanti fattori di genesi del suolo, quali il clima, la morfologia e la vegetazione, si provvederà alla classificazione del suolo.

Sarà inoltre necessario disporre di dati di produttività del suolo i quali potranno così confermare o modificare l'interpretazione eseguita sulle caratteristiche e sulle qualità del suolo al fine di provvedere ad una valutazione delle terre.

La determinazione della produttività dei suoli agricoli è alquanto complessa in quanto occorre tener separata la potenzialità naturale del suolo a produrre biomassa da quella artificiale indotta dall'uomo mediante applicazione di input energetici.

Nel settore forestale la produttività viene di solito accertata con l'incremento medio corrente o anche nelle formazioni coetanee o precoetanee mediante l'altezza media delle 50 piante ad ettaro di maggior diametro (site index).

C.2 - SOTTOSUOLO

Per quanto concerne la litosfera uno studio di impatto ambientale analizzerà, oltre allo strato superficiale di suolo, anche il complesso delle rocce sottostanti, definibili nei lori aspetti litologici, mineralogici, petrografici, paleontologici, fisico-chimici, sedimentari, strutturali.

Importante è anche lo studio della geomorfologia dei luoghi considerati, ovvero la natura delle forme del rilievo risultato dall'evoluzione delle rocce sottostanti, nonché i processi in atto di origine naturale o antropica che lo modificano.

Un concetto fondamentale al riguardo è quello di rischio idrogeologico, ovvero la valutazione della perdita, in termini statistici probabilistici, di vite umane, proprietà, beni, servizi ecc. a causa dell'azione di processi naturali quali terremoti, frane, ecc.

La definizione del rischio in campo idrogeologico è il risultato della pericolosità dei processi in atto, nonché della vulnerabilità e del valore degli elementi ambientali potenzialmente interessati dai processi.

Per quanto concerne la valutazione della pericolosità dei processi naturali devono essere identificate le cause determinanti, e quelle innescanti, la scala spaziale e temporale, la velocità e la intensità. I fenomeni possono avere scale differenti: da piccoli ed estremamente localizzati fino a coinvolgere intere regioni.

E' quindi opportuno, per quanto possibile, distinguere i processi endogeni da quelli esogeni. I primi hanno una scala regionale, tempi di attività sull'ordine anche di milioni di anni, anche se i loro effetti possono essere repentini (ad esempio, terremoti), energia molto alta, e tempi di ritorno lunghi; i secondi possono interessare piccole aree, anche poche decine o centinaia di metri quadrati, avere bassa energia ed intensità, però essere molto frequenti ed a elevata densità (frane).

Ad esempio i terremoti sono il tipico prodotto di un processo endogeno che coinvolge un'area molto estesa, per cui la valutazione della intensità attesa e del periodo di ritorno deve essere riferita a studi di carattere regionale.

Contemporaneamente però la risposta sismica locale deve essere valutata in base agli studi sulle geometrie dei corpi rocciosi, e sulle loro caratteristiche meccaniche.

In altri casi i fenomeni sono molto ridotti come dimensione, con basse velocità e modesta intensità, come ad esempio locali fenomeni franosi. In questi casi devono comunque essere ben individuate le cause ed i meccanismi in quanto potrebbero, in alcuni casi, verificarsi fenomeni di maggiore intensità e scala.

Nelle aree in cui vi è un equilibrio tra i processi ed il territorio, se le attività connesse con un'opera e/o un piano modificano le caratteristiche dell'area (geometriche, fisico-chimiche) possono innescarsi fenomeni che potrebbero danneggiare l'opera stessa. A tal fine è quindi opportuno individuare esattamente quali processi agiscono nell'area e valutare il loro stato di evoluzione.

Per quanto concerne le risorse della litosfera è opportuno valutarne la potenzialità, se siano o non siano rinnovabili, e per quelle minerarie i tenori e la loro distribuzione.

E' opportuno ricordare che determinati elementi geologici e geomorfologici possono costituire "geotopi" di elevato interesse naturalistico, didattico e scientifico (ad esempio, piramidi di terra, massi erranti, ecc.) da tutelare come valore ambientale in sé (beni geomorfologici).

Caratterizzazione della componente

Lo studio geologico in aree con caratteristiche geologiche quali la Lombardia permette di individuare i processi endogeni ed esogeni attivi, le risorse presenti, la vulnerabilità e la fragilità del territorio in rapporto ai processi naturali ed alle attività antropiche.

Dovranno essere definite le unità litologiche distinguendo i depositi superficiali dal substrato, e caratterizzandole sia geometricamente sia dal punto di vista geotecnico. Si dovranno altresì definire gli elementi strutturali (in termini di geometrie ed età), nonché le caratteristiche geomorfologiche evidenziando i processi in atto.

In base ai dati rilevati, integrati con dati storici, strumentali, ecc., dovranno essere valutati gli hazard geologici (sismico, idrogeologico, ecc.) in base a tempi di ritorno ed intensità congrui con l'opera e/o il piano.

Al fine di ottenere un prodotto che possa essere utilizzato per valutare gli effetti che l'intervento potrebbe avere sulle modificazioni dei processi naturali, è opportuno:

Si dovrebbe quindi poter disporre di un sistema informativo territoriale a cui applicare specifici modelli in funzione delle situazioni territoriali.

Non essendo attualmente totalmente disponibile tale sistema è opportuno che le informazioni vengano acquisite direttamente con rilievi originali, oppure presso altre istituzioni, o dalla letteratura. In ogni caso questi elementi devono essere congrui con l'opera, le sue dimensioni e la sua durata.

In particolare dovrebbero essere finalizzate in funzione dei processi che interessano l'area e quindi riguardare:

Per le zone con presenze di rilievi saranno anche considerate:

Per aree di pianura si considererà anche la possibilità di fenomeni di subsidenza.

Analisi e valutazioni riguarderanno anche la presenza di valori naturalistici di pertinenza geologica, quali geotopi ad elevato valore didattico, giacimenti di fossili, ed i beni geomorfologici.

La valutazione delle risorse di cava e minerarie potrà essere fatte sia in termini economici, che in base alla rarità, alla rinnovabilità ed al carattere strategico delle risorse stesse.


Scheda D Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi

D.1 - VEGETAZIONE E FLORA

Per flora di un dato sito si intende l'insieme delle specie vegetali (da intendersi come lista qualitativa) che vive nella zona in oggetto.

"Vegetazione" è invece l'insieme degli individui vegetali del sito nella loro disposizione naturale, inteso come complesso di presenze (intese come lista qualitativa integrata di valutazione quantitativa per ciascuna specia) e di relazioni reciproche. Si parla di "vegetazione reale" per indicare le presenze effettive, e di "vegetazione potenziale" per indicare la vegetazione che sarebbe presente negli stadi naturali dell'evoluzione naturale (climax).

La vegetazione, insieme agli animale ed ai microrganismi, costituiscono la biocenosi (ovvero il complesso degli organismi viventi) di un dato ecosistema.

Ai fini di uno studio di impatto la vegetazione costituisce una importante componente ambientale da considerare come potenziale bersaglio di impatti indesiderati.

La flora e la vegetazione devono essere considerate sia come elementi di importanza naturalistica, sia come risorsa economica in termini di patrimonio forestale o di prodotti coltivati, sia come elemento strutturale del sistema ambientale nel suo complesso.

La verifica della qualità degli effetti dell'opera in progetto sugli equilibri ecologici ed ambientali non può prescindere da un'adeguata considerazione di questa componente.

Caratterizzazione della componente

La caratterizzazione della flora in uno studio di impatto richiede livelli diversi di approfondimento, per i siti direttamente interessati dall'opera e per l'area vasta.

Per l'area vasta si predispone una lista delle specie significative effettivamente o potenzialmente presenti nell'ambiente interessato. La lista viene redatta sulla base di studi esistenti, dei confini dei vari areali e degli habitat esistenti negli ecosistemi presenti.

Ai fini dello studio di impatto si considerano significativi in primo luogo i vegetali superiori (Gimnosperme ed Angiosperme) e le Pteridofite (le felci) le cui biomasse costituiscono appunto la vegetazione.

In qualche caso si renderà necessario considerare presenze naturalisticamente significative di Funghi e Licheni.

A livello di area vasta la lista floristica può riguardare le specie che caratterizzano in termini di biomassa le unità vegetazionali presenti e quelle di interesse naturalistico-scientifico.

Uno specifico approfondimento in termini di presenza reale o potenziale sarà rivolto, all'interno della lista precedente, alle specie di maggior interesse.

A tal fine si terrà conto dei livelli di protezione esistenti o proposti per le specie presenti, a livello regionale come a livello nazionale ed internazionale.

In generale, si considereranno come caratteristiche di importanza la rarità delle specie presenti, il loro ruolo all'interno dell'ecosistema, l'interesse naturalistico che sono in grado di suscitare, l'interesse economico che rivestono.

Per un intorno adeguato al sito occorre predisporre una carta della vegetazione presente, tipicamente in scala 1:10.000 o 1:25.000, indicante la natura e la distribuzione delle principali tipologie strutturali della vegetazione.

Tale carta verrà redatta attraverso l'interpretazione di fotografie aeree e attraverso rilevamenti diretti di controllo.

Per quanto riguarda il sito e le aree immediatamente circostanti, si procederà a rilevamenti diretti delle specie presenti e possibilmente delle unità fitosociologiche.

Nelle unità ambientali acquatiche l'attenzione sarà rivolta, nei casi più delicati, anche al popolamento algale, sia fitoplanctonico che bentonico.

Di regola non si renderà necessaria una caratterizzazione a livello specifico di tali popolamenti: di più immediato interesse saranno le informazioni relative agli aspetti strutturali e funzionali del popolamento che maggiormente condiziona l'ecosistema (produttività e respirazione complessive).

Per quanto riguarda le aree direttamente trasformate dall'intervento e quelle immediatamente limitrofe si indicheranno, anche attraverso un'apposita cartografia (tipicamente in scala 1:2.000 o 1:5.000), le caratteristiche del patrimonio forestale e gli eventuali punti ove siano presenti stazioni floristiche di particolare interesse.

Dovranno essere raccolte informazioni sul regime delle aree interessate dall'opera in progetto rispetto alle leggi protezionistiche vigenti.

Per l'individuazione dei punti di particolare sensibilità si possono verificare le seguenti condizioni:

D.2 - FAUNA

Col termine fauna si intende il complesso degli animali il cui ciclo vitale avviene tutto o in parte sul territorio investito dalle interferenze di progetto.

Gli animali, insieme ai vegetali ed ai microrganismi, sono una parte delle biocenosi (ovvero del complesso degli organismi viventi), e quindi degli ecosistemi che compongono l'ambiente interessato.

Tale componente pone, in uno studio di impatto, uno specifico problema di selezione delle tipologie da considerare significative.

Di specie animali potenzialmente presenti ve ne sono infatti moltissime, basti pensare che in Italia vi sono più di 20.000 specie di soli Insetti.

La verifica della qualità degli effetti dell'opera in progetto sugli equilibri ecologici ed ambientali non può prescindere da un adeguata considerazione di questa componente.

La fauna sarà considerata in uno studio di impatto sia come elemento di valore naturalistico, sia come risorsa economica (ad esempio l'ittiofauna pescabile), sia come maglia funzionale dell'intero sistema ambientale.

Caratterizzazione della componente

La caratterizzazione della fauna potenzialmente interessata dall'opera in progetto richiederà livelli diversi di approfondimento per i siti direttamente interessati dall'opera e per l'area vasta.

Per l'area vasta si predisporrà una lista delle specie effettivamente o potenzialmente presenti nell'ambiente interessato.

Tale lista riguarderà in primo luogo la fauna vertebrata: mammiferi, uccelli, rettili, anfibi; l'ittiofauna dovrà essere considerata quando si prevedono effetti su corpi idrici superficiali. Si distingueranno le principali condizioni di presenza (ad esempio le specie stanziali da quelle di passo).

Per quanto possibile, anche sulla base della tipologia e delle dimensioni dell'opera, si procederà attraverso rilevamenti diretti. In ogni caso si segnaleranno le specie potenzialmente presenti sulla base degli habitat esistenti e degli areali biogeografici delle specie.

Per quanto riguarda la fauna invertebrata (insetti, molluschi, ecc.), si stenderà una lista delle eventuali specie di interesse naturalistico-scientifico, sulla base della letteratura disponibile; tali saranno ad esempio considerate le specie endemiche o comunque di interesse biogeografico. In particolari casi (ad esempio per i corsi d'acqua) la fauna invertebrata potrà essere utilizzata per definire la qualità ecologica complessiva di un ecosistema.

Uno specifico approfondimento sarà rivolto, all'interno della lista precedente, alle specie di maggior interesse.

A tal fine si terrà conto dei livelli di protezione esistenti o proposti per le specie presenti, a livello regionale come a livello nazionale ed internazionale.

In generale, si considereranno come caratteristiche di importanza la rarità delle specie presenti, il loro ruolo all'interno dell'ecosistema, l'interesse naturalistico che sono in grado di suscitare, l'interesse economico che rivestono.

Per quanto riguarda il sito, ovvero le aree direttamente trasformate dall'intervento e quelle immediatamente limitrofe si indicheranno, anche attraverso un'apposita cartografia, gli eventuali siti di importanza faunistica (siti di riproduzione, di rifugio, di svernamento, di alimentazione, i corridoi obbligati di transito).

La lista della fauna presente dovrà essere confrontata con quella della fauna potenzialmente presente, anche per valutare la diversità biologia attuale rispetto alla diversità attesa in condizioni ottimali.

Nei casi in cui si presuma che l'opera potrà comportare impatti significativi su specie di particolare interesse, l'analisi delle presenze attuali richiederà anche dati quantitativi o comunque stime di abbondanza.

Dovranno poi essere raccolte informazioni sul regime delle aree interessate dall'opera in progetto rispetto alle leggi venatorie, alieutiche e protezionistiche.

D.3 - ECOSISTEMI

Mentre il termine "biocenosi" indica il complesso delle specie vegetali ed animali che vivono in un dato ambiente, con il termine "ecosistema" si intenderà il complesso degli elementi biotici ed abiotici presenti in un dato ambiente e delle loro relazioni reciproche.

Teoricamente l'ecosistema non ha confini, in quanto ogni elemento della biosfera ha relazioni con gli altri elementi che lo circondano.

Nella pratica si individuano e si delimitano "unità ecosistemiche" a cui sia riconosciuta una struttura ed un complesso di funzioni sufficientemente omogenee e specifiche (un bosco, un lago, un campo coltivato, ecc.). Tali unità ecosistemiche reali non comprendono solo la fauna, la vegetazione, il suolo, ma anche il complesso dei manufatti artificiali introdotti dall'uomo nonché le azioni perturbanti che l'uomo vi esercita.

Le unità ecosistemiche hanno diversi ordini di grandezza (es. un bosco, una radura, un singolo albero, ecc.), ed hanno un ruolo differente nelle dinamiche temporali complessive dell'ambiente (un lago, che riempiendosi diventa una palude, una prateria umida, un cespuglieto, ecc.).

Ogni ecosistema può pertanto a sua volta essere considerato un "ecomosaico" di unità ecosistemiche di ordine inferiore. Gli ecomosaici di interesse ai fini delle valutazioni di impatto ambientale sono in genere quelli che si estendono decine di chilometri quadrati.

Ai fini degli studi di impatto gli ecosistemi costituiscono la matrice entro cui le altre componenti si collocano e mostrano le reciproche relazioni.

Non solo l'intervento in progetto produrrà effetti sulle singole componenti, ma modificando l'assetto originario produrrà un nuovo sistema ambientale (che comprende la nuova opera) con specifiche caratteristiche strutturali, funzionali e dinamiche.

Diventa quindi importante che il progetto, oltre a raggiungere i suoi obiettivi tecnologici, produca anche un assetto ecosistemico finale accettabile.

Caratterizzazione della componente

La caratterizzazione degli ecosistemi procederà attraverso le seguenti fasi:

a. Si effettuerà il riconoscimento e la delimitazione delle unità ecosistemiche esistenti sul territorio interessato, l'individuazione dei principali flussi esistenti tra di esse (ad esempio sulla base dei flussi idrici, degli spostamenti di animali, delle attività umane), l'analisi degli ecomosaici complessivi in cui tali unità sono inserite. Per quanto riguarda i sistemi terrestri particolare attenzione sarà posta ai punti di scambio tra unità (margini, corridoi). Tale operazione si tradurrà nella realizzazione di una "carta delle unità ecosistemiche".

b. Si effettuerà la estrazione, dai capitoli dello studio più specificamente dedicati a singole componenti ambientali (vegetazione, fauna, acque superficiali, interventi esistenti, ecc.) delle informazioni necessarie alla caratterizzazione analitica delle unità ecosistemiche individuate. Si procederà all'individuazione di particolarità nelle catene alimentari esistenti, al riconoscimento delle dinamiche complessive, all'evidenziazione dei possibili bioaccumuli e vie critiche di contaminanti verso prodotti destinati all'alimentazione umana, alla stima delle capacità di autodepurazione del sistema.

c. Si valuterà lo stato di importanza relativa e di criticità attuale degli ecosistemi; la criticità verrà valutata rilevando situazioni di elevata sensibilità in concomitanza di fattori di pressione antropica o di livelli di degrado in atto. Le valutazioni di importanza relativa dipenderanno dal ruolo che le unità ecosistemiche rivestono nei flussi di materia ed energia, o nell'ecomosaico complessivo, come habitat per specie rare o minacciate, come riserva biogenetica, ecc. I punti critici emersi nell'analisi della vegetazione e della fauna verranno visti anche in un'ottica ecosistemica.

Gli ecosistemi acquatici verranno analizzati anche sulla base dello stato chimico-fisico delle acque.

Saranno da ricercare informazioni sintetiche sullo stato di salute complessivo dei sistemi attraverso l'uso di opportuni indicatori. Potranno ad esempio essere utilizzati:

Le operazioni precedenti verranno effettuate anche in relazione alle dimensioni ed alla natura dell'intervento in progetto.

In ogni caso, anche per interventi di piccola dimensione, occorrerà produrre una carta delle unità ecosistemiche attuali, ed una carta delle unità ecosistemiche attese una volta realizzato il progetto.


Scheda E Patrimonio culturale e paesaggio

La nozione di paesaggio ai fini della VIA viene presa in considerazione secondo una particolare accezione, parziale rispetto ad usi disciplinari più ampi del termine, in quanto varie sue componenti (antropiche e non) sono oggetto di trattazione individuale in altre schede.

La nozione utile nella fattispecie appare essere quella di paesaggio inteso come bene culturale.

Il paesaggio così inteso è rappresentato dagli aspetti percepibili sensorialmente del mondo fisico che ci circonda, arricchito dai valori che su di esso proiettano i vari soggetti percipienti; il paesaggio, nei suoi aspetti percepibili sensorialmente, si può considerare formato da un complesso di elementi compositivi - beni culturali antropici o ambientali essi stessi e non - e delle relazioni che li legano.

Frequentemente usata è la distinzione tra paesaggio naturale e paesaggio artificiale. Naturale è un paesaggio in cui non vi sono rilevanti modificazioni apportate dall'uomo. All'estremo opposto si considera artificiale un paesaggio interamente creato dall'uomo. Possono assumere valore culturale paesaggi a diversi gradi di naturalità e di artificialità.

Una chiave di lettura significativa al riguardo è quella relativa al "patrimonio culturale antropico", che ai fini della VIA può essere limitato al solo patrimonio culturale immobiliare, ovvero l'insieme degli elementi di interesse monumentale, artistico, tradizionale, storico, archeologico, paleoetnologico e di rilievo per la storia della scienza e della tecnica presenti sul territorio.

Si può invece parlare di "patrimonio culturale ambientale" per l'insieme degli elementi geomorfologici e naturalistici rilevanti per funzione ecologica o ricreazionale, per interesse scientifico o didattico, per valore scenico o economico, per capacità di identificazione di un luogo.

Caratterizzazione della componente

Si dovrà procedere ad una adeguata caratterizzazione del patrimonio culturale (sia nelle componenti antropiche che naturali).

A tal fine occorrerà prevedere le seguenti operazioni:

La caratterizzazione del sito e delle immediate adiacenze comporterà l'individuazione degli elementi ambientali di rilievo culturale, la loro descrizione e localizzazione su cartografia a scala opportuna e la delimitazione, ove necessario, dei relativi ambiti di salvaguardia indispensabili per la conservazione del bene nell'integrità delle sue funzioni, interessi, valori.

La descrizione dovrà specificare l'attuale stato di conservazione degli elementi geomorfologici e naturalistici, segnalando eventuali cause di degrado e processi di trasformazione che li coinvolgono.

Dovrà essere altresì compiuta una ricognizione sul regime di tutela a cui sono sottoposti, a livello nazionale e regionale.

La valutazione dell'importanza degli aspetti paesaggistici potrà fondarsi sulla base di criteri opportunamente esplicitati, tra i quali:

Dovrà essere posta particolare attenzione a:


Scheda F Uomo e sue condizioni di vita

F.1 - ASSETTO DEMOGRAFICO

Lo stato della popolazione insediata nell'area nella quale interferisce l'intervento è il risultato attuale di processi evolutivi avvenuti nel passato, ma anche la base di quelli futuri.

Ai fini delle valutazioni di impatto, interessa soprattutto l'eventuale attivazione di movimenti in entrata o in uscita da parte dell'intervento.

Di norma i movimenti migratori sono indotti dalla creazione di nuovi posti di lavoro: se ciò avviene in zona, può crearsi un'immigrazione di mano d'opera ed eventualmente di famiglie dall'esterno; se invece i posti di lavoro sono creati in un'area prossima ma con condizioni non accettabili di pendolarismo, può aver luogo un'emigrazione di singoli ed eventualmente di famiglie.

Usualmente questi movimenti riguardano classi d'età giovani ma non necessariamente di entrambi i sessi. In ogni caso si producono cambiamenti nella quantità della popolazione presente, nella sua composizione, nella sua struttura funzionale, e, quindi, si alterano le tendenze naturali della sua dinamica evolutiva.

Caratterizzazione della componente

Lo stato della popolazione va descritto nei suoi caratteri dinamici e cioè in una prospettiva temporale adeguata (20-30 anni, il tempo di una generazione), considerando quantomeno:

Le fonti dei dati sono tipicamente quelle censuarie e anagrafiche.

F.2 - ASSETTO IGIENICO-SANITARIO

Per assetto sanitario si intende lo stato della salute umana nell'area in cui l'intervento interferisce. Gli aspetti di maggior interesse, ai fini della VIA, riguardano possibili cause di mortalità o di malattie per popolazioni o individui esposti agli effetti dell'intervento, ricordando che l'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come "uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattie o infermità"; tale definizione implica l'ampliamento della valutazione agli impatti sul benessere delle popolazioni coinvolte, ovvero sulle componenti psicologiche e sociali.

Diventa pertanto essenziale considerare anche possibili cause di malessere quali il rumore, il sovraffollamento, i tempi di utilizzo dei mezzi di trasporto, ecc.

L'impatto sulla salute delle popolazioni coinvolte costituisce molto spesso il capitolo di una VIA di maggior interesse per il pubblico coinvolto.

Per quanto riguarda più specificamente gli aspetti relativi ad effetti di mortalità o di morbilità è stata segnalata la grande importanza dei seguenti elementi:

Caratterizzazione della componente

La caratterizzazione ai fini di un SIA dello stato di riferimento per gli aspetti relativi alla salute umana comporta idealmente le seguenti operazioni:

a. Analisi della situazione attuale (e futura in assenza dell'intervento in progetto) per quanto riguarda presenze umane potenzialmente esposte agli effetti dell'intervento.

b. Selezione tra i parametri ambientali che subiscono perturbazioni conseguenti all'intervento in progetto, dei fattori igienico-ambientali significativi dal punto di vista sanitario (sostanze chimiche, microrganismi, organismi superiori, qualità di energia, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti) connessi con l'opera in progetto.

c. Analisi per la situazione attuale (e per quella futura in assenza dell'intervento in progetto) dei livelli di esposizione esistenti e delle dimensioni dei gruppi a rischio.

La fase di caratterizzazione dello stato sanitario della popolazione potenzialmente coinvolta riguarderà le caratteristiche e la distribuzione territoriale delle comunità umane, dei singoli individui, dei gruppi a rischio potenzialmente interessati dagli effetti.

Si porrà attenzione alle principali diete locali per verificare se nell'area in oggetto vi siano gruppi la cui alimentazione sia strettamente dipendente da risorse locali.

Le abitudini e gli stili di vita possono influenzare sensibilmente l'esposizione a sostanze pericolose.

Le informazioni necessarie alla caratterizzazione dello stato sanitario sono:

F.3 - ASSETTO TERRITORIALE

Il territorio può essere considerato, ai fini di uno studio di impatto, come l'insieme delle risorse e delle relative fruizioni attuali e potenziali che vi si esercitano.

L'insieme delle condizioni insediative del territorio nel quale l'intervento esercita i suoi effetti diretti ed indiretti va considerato sia nello stato attuale, sia soprattutto nelle sue tendenze evolutive, vuoi spontanee vuoi prefigurate dagli strumenti di pianificazione e di programmazione urbanistica vigenti.

Caratterizzazione della componente

Le condizioni insediative possono essere descritte esaminando:

Per uso del suolo si intende l'assegnazione dello spazio fisico a specifiche attività o funzioni. Queste sono infinite, ma di norma sono raggruppate in poche grandi categorie quali la residenza, le attività produttive dei settori primario, secondario e terziario, gli equipaggiamenti ovvero i servizi e le attrezzature, i vari generi e tipi di infrastrutture.

La descrizione dell'assetto territoriale esistente si può avvalere come base di partenza della Carta Tecnica regionale con i suoi tematismi, ma di norma essa va aggiornata e dettagliata mediante indagini sul campo e la raccolta di altri dati.

Per le previsioni urbanistiche vigenti si possono usare le schede SIPUR, ma anche in questo caso s'impone l'esame diretto dei piani generali e attuativi nonché degli strumenti programmatori generali o di settore che agiscono nel campo dell'assetto territoriale.

F.4 - ASSETTO ECONOMICO

L'assetto economico dell'area interessata dall'intervento, che l'intervento modifica sia in fase di cantiere che in quella di esercizio, è quello complessivo delle strutture produttive, del mercato del lavoro, del livello e della distribuzione del reddito e dei gettiti fiscali, del mercato dei suoli e degli immobili (specie residenziali) e delle domande e delle tensioni sociali connesse a tutto ciò, in un quadro dinamico ed evolutivo.

Caratterizzazione della componente

La descrizione deve analizzare ciascuno degli elementi citati per comprendere la natura positiva o negativa delle ricadute delle azioni proposte.

A tal fine bisogna considerare in particolare:

F.5 - ASSETTO SOCIALE

Per assetto sociale si intende la struttura attuale della comunità interessata dall'intervento e le sue tendenze evolutive, gli elementi della sua coesione, della sua cultura, della sua attitudine al cambiamento, il suo atteggiamento verso un eventuale movimento migratorio indotto dall'intervento stesso, e in particolare la disposizione dei diversi gruppi di interesse nei riguardi del medesimo, specie quando è oggetto di contestazioni.

Caratterizzazione della componente

Per descrivere l'assetto sociale occorre raccogliere dati e informazioni di varia natura sia in bibliografia che, soprattutto, mediante indagini sul posto, osservando che notoriamente la documentazione esistente più strutturata riguarda l'entità fisica, le condizioni d'esercizio e l'organizzazione funzionale dei servizi sociali: scuole, sanità, assistenza, ricreazione, ecc.

F.6 - TRAFFICO

Con il termine traffico si intende l'insieme dei mezzi autopropulsivi di varia natura, per il trasporto di persone e/o merci, in un determinato spazio.

Le espressioni: traffico navale, traffico aereo, traffico ferroviario, traffico automobilistico, ecc., fanno riferimento allo specifico mezzo di cui si vuol definire o analizzare il movimento.

Il traffico (in primo luogo automobilistico) costituisce un elemento da considerare ai fini della VIA in quanto sorgente di interferenze indesiderate (rumore, inquinamento atmosferico), legate alle distanze da percorrere, alla velocità adottata, alla frequenza di rallentamenti (o arresti) ed accelerazioni successive.

La congestione in particolare riduce progressivamente la libertà di movimento dei veicoli, in proporzione al divario che si manifesta tra il numero dei veicoli presenti in un determinato spazio e la capacità pratica dello spazio medesimo (strada) disponibile, fino ad una situazione limite di "flusso forzato". E' opportuno ricordare che le situazioni di congestione, oltre che aggravare le perturbazioni sull'ambiente, provocano danni più o meno rilevanti di natura economica.

Caratterizzazione della componente

I problemi del traffico sono quelli legati a quelli dell'accessibilità, ovvero alle possibilità di accedere a singole destinazioni e di fermarsi all'arrivo; sono altresì legati ai fattori che generano il traffico, in primo luogo a tutti gli spostamenti che vengono generati dalle attività e dalle funzioni della città.

Le conoscenze specifiche riguardano specialmente la composizione del traffico e la sua organizzazione, in particolare:

Specifica attenzione deve essere rivolta anche al fattore sicurezza, ovvero alle possibilità degli utenti di essere coinvolti in incidenti stradali dagli esiti differenti.


Scheda G Fattori di interferenza

G.1 - RUMORE

Un qualunque corpo solido, mettendosi in vibrazione perturba l'aria circostante: detta perturbazione crea una variazione di pressione che propagandosi nell'aria viene percepita dall'orecchio umano come un suono.

Esso si distingue per intensità, frequenza e durata.

Un suono che risulta indesiderato è un rumore, e tale valutazione è dipendente dal soggetto disturbato e dalle particolari condizioni esistenti.

Il rumore è l'unico inquinante che al cessare del funzionamento della sorgente, scompare immediatamente.

Può essere considerato sia come fattore di interferenza prodotta dall'intervento (si intenderà in questo caso il livello di rumore ai punti di sorgente), sia come componente dell'ambiente complessivo in cui l'intervento di inserisce (si intenderanno in questo caso i livelli sonori presenti nei vari punti di interesse).

Il rumore può provocare diversi tipi di danneggiamento: esiste un livello oltre il quale anche un solo evento acustico può provocare danni all'apparato uditivo, un livello intermedio dove l'eventuale danneggiamento dipende dal tempo di esposizione ed un terzo livello dove non si ha un danneggiamento dell'apparato uditivo, ma il disturbo arrecato può provocare effetti secondari extrauditivi come ansia, irritabilità e insonnia. Questo terzo livello, che è quello che più interessa l'impatto ambientale, ha una soglia di difficile definizione e spesso molto soggettiva.

Il rumore può dunque tradursi in effetti indesiderati, quali disturbi a persone o animali sensibili.

Le valutazioni relative alle variazioni indotte dall'intervento sull'ambiente sonoro vanno pertanto considerate anche in altri capitoli dello studio di impatto, in particolare in quelli relativi agli effetti sulla salute umana e sulla fauna sensibile.

Caratterizzazione della componente

Il rumore si distingue per intensità, frequenza e durata. L'intensità è correlata alla entità della variazione di pressione: esiste una variazione di pressione minima fissata convenzionalmente con p°, al di sotto della quale un suono non risulta mediamente percepibile dall'orecchio umano (soglia di udibilità). Come misura dell'intensità si assume l = 20 log (p/p°), dove p=valore della pressione sonora rilevata e p°=valore della pressione sonora di riferimento. Il livello di rumore viene indicato (in analogia con il campo dei segnali elettrici) con il termine decibel (dB). Per esempio il valore di 60 dB si raggiunge durante una normale conversazione, mentre si arriva a 140 dB nelle vicinanze di un aereo a reazione. Un raddoppio della distanza dalla sorgente sonora comporta una diminuzione di tre decibel.

Il livello sonoro globale di più sorgenti, non è dato dalla media aritmetica dei livelli delle singole sorgenti, ma da una loro composizione logaritmica.

Un suono risulta normalmente udibile per un soggetto giovane, quando la frequenza della variazione di pressione è compresa tra 20 e 20.000 Hz.

Un suono può consistere in un tono puro, quando si presenta ad una sola frequenza, ma in generale è composto da vari toni sovrapposti con diverse intensità.

Per evidenziare il livello dei vari toni o di certi settori di frequenza, si usa suddividere il campo delle frequenze in varie bande e si va ad effettuare le rilevazioni e l'analisi al loro interno. La suddivisione più usata è quella in bande di ottava dove il valore della frequenza limite superiore è il doppio di quella inferiore.

Essendo la sensibilità dell'orecchio umano differente alle diverse frequenze, si assume come livello di rumore di un suono composto, durante la valutazione del disturbo arrecato, una media pesata dei livelli delle varie bande di frequenza. Nell'intento di rappresentare fedelmente il disturbo globale arrecato alle persone da diversi tipi di sorgente di rumore, sono state proposte e normalizzate diverse distribuzioni dei pesi di frequenze (curve di ponderazione), denotate a seconda del settore di applicazione, con le lettere A, B, C, D: la scala di ponderazione più usata, adottata in ambito internazionale è quella indicata con la lettera A e di conseguenza il valore del livello viene indicato con dB(A), ovvero dBA.

Per quanto riguarda l'evoluzione del livello sonoro nel tempo, il rumore viene ritenuto stazionario se la sua variazione nel periodo di osservazione, è contenuta entro le cinque unità, fluttuante quando la variazione eccede questo valore e se gli eventi sono transitori e di breve durata o distanziati tra di loro si parla di rumore impulsivo.

Per i rumori fluttuanti ed impulsivi si sono introdotti degli indici convenzionali che sono rappresentativi del disturbo arrecato alle persone: uno di questi indici è il livello sonoro equivalente (Leq), definito come il livello di rumore costante che, nello stesso periodo di riferimento, presenta lo stesso contenuto in energia sonora. I periodi di riferimento possono essere di 1h, 8h, 24h, diurno (dalle 6 alle 22) e notturno (dalle 22 alle 6 del giorno dopo), indicati rispettivamente con Leq(1), Leq(8), Leq(24), Ld e Ln.

Altro indice è il livello percentile che rappresenta il livello di pressione sonora pesato A, che è ecceduto per l'n% dell'intervallo di tempo considerato, indicato con il simbolo L.An,t (per esempio L.A90,1h è il livello pesato A, ecceduto per il 90% di un'ora di rilevazione).

Normalmente nelle normative dove si pongono i limiti massimi ammissibili, si fa riferimento al valore di livello sonoro equivalente, mediato per un periodo significativo.

G.2 - VIBRAZIONI

Ogni elemento strutturale di una macchina o di una apparecchiatura, di qualsiasi materiale esso sia, possiede una propria massa ed una propria elasticità.

Per effetto delle sollecitazioni meccaniche e sfruttando queste sue caratteristiche, è in grado di immagazzinare energia potenziale che può cedere sotto forma di energia di moto, cioè mettersi a vibrare.

L'innesco, ovvero l'eccitazione di tali vibrazioni, viene dato non solo dalle forze variabili createsi durante il funzionamento all'interno della macchina stessa, ma pure quelle provocate da macchine e sistemi funzionanti nell'ambiente circostante.

Le vibrazioni possono comportare diversi tipi di danneggiamento, ad edifici, a macchine, al corpo umano, fino al semplice disturbo che può arrivare tuttavia a produrre effetti secondari come ansia ed intollerabilità.

Caratterizzazione della componente

Le vibrazioni sono caratterizzate dalla loro intensità, frequenza e durata.

La previsione ed il controllo della trasmissione di vibrazioni sono analoghi a quelli del rumore, modificando le frequenze di interesse, l'ampiezza delle bande (terzi anziché ottave) ed il mezzo di propagazione (substrati solidi anziché l'aria).

Esiste una espressione, detta equazione del moto, che in funzione di una forza esterna disturbante, della elasticità e dello smorzamento del collegamento e dalla massa posseduta, fornisce istante per istante la posizione dell'elemento elementare.

Esiste una frequenza del moto di tale sistema, matematicamente fornita dalla radice quadrata del rapporto tra il valore del coefficiente elastico del collegamento e la massa posseduta, che viene definita frequenza di risonanza. A tale frequenza si ha, a parità della forza disturbante esterna, la massima ampiezza di vibrazione del sistema elementare.

E' opportuno quindi che si cerchi di evitare il più possibile di operare ad una frequenza prossima a quella di risonanza.

La situazione in realtà non è mai così semplice, ma in realtà risulta molto più complessa a causa dell'elevato numero di sistemi semplici che compongono un sistema reale.

Per la misura e la valutazione degli effetti sugli edifici esistono due norme UNI: "Criteri di valutazione del disturbo sull'uomo" (UNI 2614, marzo '90) e "Criteri di misura degli effetti delle vibrazioni sugli edifici" (UNI 9916, novembre '91).

G.3 - RADIAZIONI IONIZZANTI

Radiazioni ionizzanti sono quelle che attraversando la materia producono fenomeni di ionizzazione, ossia liberazione di un elettrone con conseguente formazione di uno ione positivo.

Possono essere distinte in corpuscolari (le particelle alfa, beta, i neutroni, i protoni) ed elettromagnetiche (i raggi gamma, i raggi X).

Possono essere considerate sia come interferenza prodotta dall'intervento (si intenderà in questo caso il livello di emissione di radiazioni al punto di sorgente), sia come componente dell'ambiente complessivo in cui l'intervento di inserisce (si intenderà in questo caso il livello di radioattività naturale presente nei vari punti di interesse).

Le radiazioni ionizzanti possono essere considerate come un anello intermedio di catene di eventi che possono portare ad effetti negativi su persone o animali sensibili.

I rischi da radiazioni sono dovuti sia all'irraggiamento esterno (soprattutto per raggi X, raggi gamma, neutroni) sia all'irraggiamento interno, dovuto all'ingestione o all'inalazione di sostanze radioattive (per tutte le categorie indicate, ed in particolare per le particelle alfa e beta).

Le valutazioni relative alle radiazioni indotte andranno pertanto utilizzate anche in altri capitoli dello studio di impatto, in particolare nel capitolo relativo agli effetti sulla salute umana ed in quello relativo agli effetti sulla fauna.

Caratterizzazione della componente

L'unità di misura dell'attività delle sorgenti considerate (ovvero delle emissioni espresse in termini di numero di disintegrazioni per unità di tempo) è il "Bq" (Becquerel), mentre in precedenza l'unità era il "Ci" (Curie), che corrispondeva a 3,7x10exp10 disintegrazioni/secondo. La corrispondenza è la seguente: 1 Bq = 27 pCi.

Di grande importanza per la valutazione della pericolosità dei diversi radionuclidi è il tempo di dimezzamento, ovvero il periodo di tempo necessario affinché, in seguito al decadimento, il numero di nuclei radioattivi presenti sia ridotto della metà.

La gravità degli effetti è funzione dell'esposizione dei soggetti alle radiazioni, e di conseguenza delle dosi assorbite.

La dose assorbita per un dato radionuclide, ovvero la quantità di energia ceduta all'unità di massa, è misurata in "Sv" (Sievert); tale unità di misura è in realtà un "equivalente di dose" che tiene conto anche degli effetti diversi che radiazioni di natura ed energia diverse possono provocare a parità di dose assorbita. Il Sievert sostituisce l'unità di misura precedente, il "Rem" (1 Sievert = 100 Rem).

Particolare attenzione sarà rivolta alla presenza nel territorio investito dalle radiazioni prodotte di soggetti particolarmente vulnerabili.

Zone sensibili saranno quelle con presenza di:

Qualsiasi pur piccolissima dose di radiazioni assorbita comporta comunque un rischio di tipo probabilistico di effetti negativi.

La radioprotezione ha fissato i livelli di rischio in attività lavorativa che possono essere considerati sopportabili a fronte dei benefici che la collettività ricava dall'uso delle radiazioni ionizzanti.

Si ammette che l'assorbimento di 1 rem corrisponda ad una probabilità su 10.000 di ricevere un danno grave; tale livello di rischio è considerato equivalente a quello delle attività industriali più sicure.

G.4 - RADIAZIONI NON IONIZZANTI

Con il termine "radiazioni non ionizzanti" si intendono comunemente quelle forme di radiazione il cui meccanismo di interazione con la materia non sia quello della ionizzazione. In generale esse comprendono quella parte delle onde elettromagnetiche costituita da fotoni aventi energie inferiori a 12 eV, o lunghezze d'onda superiori a 100 nm.

Spesso tali radiazioni sono indicate con la sigla "NIR" (non ionizing radiations).

L'IRPA (International Radiation Protection Agency) suddivide, ai fini della protezione sanitaria, le radiazioni non ionizzanti in:

Il campo delle NIR comprende inoltre le onde di pressione, come gli ultrasuoni.

Possono essere considerate sia come interferenza prodotta dall'intervento (si intenderà in questo caso il livello di emissione di radiazioni non ionizzanti ai punti di sorgente), sia come componente dell'ambiente complessivo in cui l'intervento di inserisce (si intenderà in questo caso il livello di radiazioni presente nei vari punti di interesse).

Le radiazioni non ionizzanti possono essere considerate come un anello intermedio in catene di eventi che possono portare ad effetti negativi su persone o animali sensibili.

Gli effetti sull'organismo umano dipendono dai seguenti fattori: frequenza, intensità e profilo temporale della radiazione, tempo di esposizione, valori di temperatura e di umidità ambientale, caratteristiche fisiche e biologiche del soggetto esposto.

In realtà la natura e la gravità degli effetti delle radiazioni non ionizzanti, legate essenzialmente all'irraggiamento esterno, non sono ancora sufficientemente conosciuti. Esistono tuttavia indicazioni che si possono produrre effetti negativi e, pertanto, nella valutazione ci si comporterà in modo cautelativo.

Caratterizzazione della componente

Le radiazioni non ionizzanti sono caratterizzate in termini di lunghezza d'onda nello spettro elettromagnetico, a cui corrispondono determinate frequenze (misurate in "Hz") e determinate energie del fotone (misurate in "eV").

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